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Covid-19, il medico Bacco (Meleam) e il magistrato Giorgianni: Troppi dubbi sui kit, rischio inutilità per i test sierologici del governo

“In questa fase dell’emergenza sanitaria, l’indagine di siero-prevalenza dell’infezione da virus SarsCoV2 promossa dal governo presenta troppe ombre”. Lo affermano il medico e ricercatore Pasquale Mario Bacco, amministratore delegato di Meleam (la multinazionale che riunisce un gruppo di aziende che operano nel campo della sicurezza nei luoghi di lavoro e nella gestione e certificazione aziendale, e che produce e vende kit sierologici) e il magistrato Angelo Giorgianni, intervenuti sul tema in una diretta Facebook del programma “Alla ricerca della verità” di Leonardo Leone, insieme con il fisico Antonietta Gatti.

“Questo screening – precisa Bacco – sarebbe molto utile per lo studio degli asintomatici e per la creazione della banca dati del plasma iperimmune, cura che si sta rivelando molto efficace. Ma l’uso del condizionale è d’obbligo perché per perseguire questi due scopi servirebbero dei kit in grado di individuare la presenza non di anticorpi generici, ma di anticorpi neutralizzanti. Di quelli, cioé, che agiscono ad ampio spettro e sono in grado di attaccare tutti i ceppi del virus. Purtroppo, dalle notizie di stampa, si evince che lo screening voluto dal ministero della Salute e dall’Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana, non risulta utilizzare i kit che vanno alla ricerca di tali anticorpi. E lo screening, così fatto, sarebbe oggettivamente inutile”.

Per il ricercatore, “ora che il virus è così debole, poco interessa capire se un soggetto ha sviluppato o meno gli anticorpi, come può rilevare lo screening in corso. E poi, se vogliamo limitarci a un’eventuale valutazione dell’immunità (altra cosa che l’indagine governativa consente di fare), sarebbe meglio posticipare i test a settembre per avvicinarci di più al periodo in cui si ipotizza il virus possa tornare. Almeno avremmo una fotografia meno ingiallita dal tempo e quindi più utile per definire la platea degli immuni, considerato che l’immunità al momento è indefinita”.

Ma è il magistrato a metterci il carico da 90 e dichiara: “Vi era una grande attesa ed interesse per questa indagine epidemiologica che, secondo le finalità dichiarate, avrebbe consentito di individuare i soggetti che hanno conseguito l’immunità protettiva e quindi non corrono il rischio di reinfettarsi o d’infettare altri. Ed invero, lo stesso protocollo metodologico per l’indagine sottolinea che ‘la sola presenza di anticorpi non si traduce necessariamente in immunità poiché non tutti gli anticorpi sono in grado di neutralizzare il virus’ e che pertanto rileva a tal fine l’individuazione degli anticorpi neutralizzanti. Suscita, pertanto, perplessità il fatto che il bando prevedesse come requisito la tipologia del kit CLIA e/o ELISA, per accertare anche la presenza di anticorpi neutralizzanti, mentre secondo fonti giornalistiche, che riportano anche alcune critiche sul punto dell’immunologo Guido Poli, sembrerebbe che i kit Abbott, donati a livello nazionale e acquistati in Sicilia dalla Protezione civile regionale, non avrebbero questo requisito e sarebbero in scadenza tra il 15 ed il 17 luglio, con tempi che potrebbero essere insufficienti per il completo utilizzo e, comunque, imporrebbero una corsa contro il tempo”.

Per il magistrato, porrebbe “tanti interrogativi un’indagine epidemiologica che non consentisse il rilascio del patentino di immunità e che non fosse, peraltro, utilizzabile ai fini del plasma iperimmune”. E quindi, incalza: “Capisco che a caval donato non si guarda in bocca, ma viene naturale chiedersi, dato che comunque dei costi andranno affrontati per eseguire questi test e per processare questi kit, perché non siano stati acquisiti dei kit più completi che consentissero di accertare anche la presenza di anticorpi neutralizzanti?”.

“Ma quello che sorprende maggiormente – conclude Giorgianni – è che nonostante le criticità prima evidenziate, la Protezione civile della Sicilia, che aveva già ricevuto dalla Protezione civile nazionale circa 10mila kit Abbott, sembrerebbe ne abbia acquistati altri 90mila circa, sempre dalla Abbott, con la stessa circoscritta scadenza e con le stesse caratteristiche, quindi senza la possibilità di testare gli anticorpi neutralizzanti e a rischio di non utilizzazione entro la scadenza. Credo che queste circostanze siano meritevoli di verifica e di attenzione nelle sedi istituzionalmente competenti”.

Fonte: Ilsudonline.it

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