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Oltre 350mila morti nel mondo. Robert Gallo: “Temo immunità non sia duratura”

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In Italia altri 117 morti e contagi in aumento. Il 30% degli italiani ha sviluppato anticorpi”.

Il bilancio delle vittime del Coronavirus a livello globale ha raggiunto i 350.458 morti, con 5.591.067. Sono i dati raccolti dalla Johns Hopkins University, che dall’inizio della pandemia traccia la mappa dei contagi nel mondo. Il Paese più colpito, sia per numero di decessi che di contagi sono gli Usa, con 98.916 morti e 1.681.212 contagi. Il secondo Paese per numero di infezioni registrate è il Brasile, con 391.222 casi e 24.512 decessi.

“Credo che saremo esposti ad altri ceppi del virus e temo che l’immunità generata dal vaccino non sia duratura, perché ravvisiamo analogie tra i peplomeri di questo virus e quelli dell’Hiv. E gli anticorpi nel caso dell’Hiv non sono duraturi”. Lo ha detto Robert Gallo, virologo e immunologo americano co-scopritore, a metà degli anni ’80, dell’Hiv come causa dell’Aids, a SkyTg24. E ancora: “Ritengo sia possibile contrarre il virus una seconda volta, a meno che l’immunità ottenuta dalla prima infezione non riesca a rispondere a tutte le varianti del virus e a meno che l’immunità non sia duratura. Se l’immunità fosse duratura, cosa che non possiamo sapere, e fosse ampia e comprendesse tutte le varianti del virus, allora non lo contrarremo di nuovo, ma non credo sia molto probabile”.

“Quello che hanno in comune il Coronavirus e l’Hiv – argomenta Gallo – sono tutti gli aspetti e gli insegnamenti di una pandemia. C’è sempre un lato positivo nella tragedia. Con l’Hiv ci sono stati molti lati positivi a livello scientifico, ma anche sociale: il maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti con l’Africa in fatto di salute pubblica per prima cosa, poi la maggiore compressione e tolleranza verso le diversità nella sfera sessuale delle persone. Spero che questa pandemia porti negli Stati Uniti maggiore unità, spero anche che la pandemia conduca a maggiore interazione a livello scientifico e medico tra le nazioni. Finora non l’ho visto – conclude – ed è l’aspetto più deludente, specie nei nostri rapporti con la Cina”.

Sono 117 i morti per coronavirus nelle ultime 24 ore. In totale, dall’inizio dell’emergenza, le vittime sono 33.072. I nuovi casi registrati rispetto a ieri sono 584, il 65% dei quali in Lombardia.

Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 147.101, con un incremento di 2.443 persone rispetto a ieri. Tra gli attualmente positivi al coronavirus, 505 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 16 pazienti rispetto a ieri; 7.729 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 188 pazienti rispetto a ieri; 42.732 persone, pari all’84% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.

Dall’inizio dell’emergenza sono state 231.139 le persone contagiate dal coronavirus. Ecco i dati regione per regione. I casi attualmente positivi sono 24.037 in Lombardia, 6.464 in Piemonte, 3.998 in Emilia-Romagna, 2.287 in Veneto, 1.460 in Toscana, 1.269 in Liguria, 3.488 nel Lazio, 1.450 nelle Marche, 1.146 in Campania, 1.513 in Puglia, 477 nella Provincia autonoma di Trento, 1.318 in Sicilia, 356 in Friuli Venezia Giulia, 866 in Abruzzo, 171 nella Provincia autonoma di Bolzano, 32 in Umbria, 215 in Sardegna, 27 in Valle d’Aosta, 190 in Calabria, 166 in Molise e 36 in Basilicata.[/sociallocker]

[sociallocker](Margherita Lopes) – “Oltre il 30% della popolazione è entrata in contatto con il virus sviluppando gli anticorpi”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Pasquale Mario Bacco, medico legale di Meleam, società specializzata in medicina del lavoro, illustrando i risultati di un’indagine condotta in 2 step tra febbraio e aprile in tutte le regioni italiane e a San Marino da 13 medici legali su una popolazione in buona salute, che aveva riferito al massimo blandi sintomi influenzali, ma mai febbre, sottoposta a visita e test sierologico attraverso la ricerca degli anticorpi a Sars-CoV-2. “Si trattava comunque di persone che hanno continuato a lavorare durante il lockdown, ma non di operatori sanitari, per valutare l’esposizione al virus nella popolazione generale”, precisa Bacco.

E’ emerso un dato sorprendente, se si confronta con i risultati di altre rilevazioni. Una risposta definitiva dovrebbe arrivare dall’indagine sierologica appena partita a livello nazionale e annunciata dal Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus. Nell’indagine Meleam la positività agli anticorpi “non a caso è risultata più elevata in Lombardia, con Brescia in testa (quasi 50% dei soggetti testati) – riferisce il medico legale – A Milano il dato è del 46%. Ma anche nel resto d’Italia i risultati ci dicono che circa il 30% del campione aveva sviluppato gli anticorpi. Tutti i positivi sono stati invitati a riferire i risultati al medico di medicina generale, e il tampone successivo ha riscontrato la positività di un numero molto limitato di casi”.

“La nostra analisi – afferma Bacco – ci dice che Sars-CoV-2 si è spostato verso il Sud già da fine 2019 e a inizio 2020 era già presente (risultato evidenziato dall’incidenza degli anticorpi IgG tra i positivi). Concentrazioni inferiori e minore capacità aggressiva per via del clima hanno reso la maggior parte delle infezioni, soprattutto le prime, quasi asintomatiche; quasi il 90% degli infetti non ha manifestato nessuno dei sintomi riconducibili al Sars-CoV2, primo tra tutti l’aumento della temperatura corporea”.

“Le percentuali di positività riscontrate in tutte le regioni italiane, in realtà disegnano un ’comportamento’ del Sars-CoV-2 che lo accomuna a tutti i coronavirus e, nello specifico, una disseminazione diffusa e disorganizzata, condizionata di base da un elemento comune che – sottolinea il medico legale – è quello delle condizioni climatiche. Abbiamo iniziato una seconda fase dell’attività durante la quale, tra l’altro, effettueremo altre 7.000 visite mediche per studiare prevalentemente come si organizza il virus in organismi infetti, con le temperature più elevate, in soggetti con patologie concomitanti medio gravi”.

La seconda fase, partita con i dosaggi anticorpali, “ci sta rivelando alcuni aspetti interessanti: abbiamo riscontrato – continua Bacco – che il Sars-CoV-2, quando è in condizioni ambientali favorevoli e quindi riesce a esprimere tutte le potenzialità genomiche, mostra una capacità di mascherare zone della molecola antigene (le epitopi). Questo spiega, almeno in parte, perché al Nord, e in particolare in Lombardia, il virus è risultato più aggressivo rispetto ad altre zone geografiche: oltre che per le condizioni climatiche, e per l’inquinamento sostenuto, questo è accaduto anche perché la risposta anticorpale è stata meno specifica ed efficace. Quindi dove il virus è stato più forte, al contrario l’anticorpo si è rivelato più debole. Al Sud invece non solo il virus ha manifestato efficacia inferiore, ma la risposta anticorpale è stata molto più incisiva. Questo conferma che la Lombardia si è trovata in una situazione che altre regioni non hanno vissuto”.

Le “nostre analisi mettono in luce inoltre il ruolo, nella diffusione, delle varie fasce d’età: i veri untori – evidenzia l’esperto – sono stati i soggetti fino ai 30 anni. Quasi sempre completamente asintomatici, hanno amplificato la diffusione del virus. Le fasce di età più giovani, almeno fino ai 30 anni, presentano un’incidenza di positività agli anticorpi più che doppia rispetto alle fasce più anziane, che invece sono quelle che manifestano i sintomi”. E sono state colpite in modo più pesante.

Fonte: Internationalwebpost.org[sociallocker]

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